Il nostro punto di vista. Nostro quindi vero

Buongiorno,

oggi una nota sul caso dei due militari italiani trattenuti / arrestati in India per l'incidente che ha visto due pescatori indiani morire uccisi nel corso di una operazione di contrasto della pirateria.

Premetto che mi auguro che non vi sia nulla di imputabile a loro in quanto successo, che lo possano dimostrare nel migliore dei modi, e che vengano assolti da ogni accusa nel più pieno dei modi.

Trovo però retorici, illogici e spesso controproducenti alcuni atteggiamenti che si sono fatti rumorosamente notare in questi giorni.

Stiamo chiedendo a gran voce che i due Lagunari siano riportati in Italia per essere indagati ed eventualmente processati qui, sulla base del principio che vuole questo per i militari che operino all'estero. Quello stesso principio che, come segnalava in un suo contestatissimo articolo sul Manifesto Giuliana Sgrena, abbiamo ferocemente contestato per aver portato al "liberi tutti" in almeno un paio di casi che hanno toccato l'Italia.

Vi ricordate il caso del Cermis e quello di Calipari? In entrambe i casi i militari coinvolti furono rapidamente tradotti nel Paese d'origine in base al principio che stiamo invocando e palesemente sottratti ad indagini e processi degni di questo nome

Tutti i membri dell'equipaggio del Prowler che tranciò i cavi della funivia furono assolti dall'accusa di omicidio colposo. In fondo stavano volando ad una velocità superiore a quella consentita e ad una quota pari ad un sesto di quella minima ammessa dove sapevano esservi funivie...

Solo il comandante fu condannato, ad una pena simbolica (contro cui sta ricorrendo), ma solo per aver distrutto le registrazioni del volo (!!!).

Invece nel caso Calipari le indagini furono così trasparenti che solo l'imperizia in materia informatica di qualche burocrate permise di scoprire il nome di chi materialmente sparò, nome che era stato mantenuto segreto. Ovviamente, anche in quel caso, nessun colpevole e giustizia a fiumi per le vittime.

Che logica e coerenza c'è nell'appellarsi ad un principio che abbiamo pesantemente contestato perchè toccavamo con mano come fosse strumento per abusi giudiziari?

Non credo poi che la logica della giurisdizione legata alla posizione della nave al momento dell'incidente abbia un significato nè un sapore diverso: la cosa importante è garantire ai militari italiani ed alle vittime dell'incidente un processo equo, prima ancora che dove svolgerlo.

E le posizioni ostentate che dimostrano solo l'attenzione a tutelare una parte, piuttosto che ad accertare i fatti e perseguire la giustizia, non aiutano certo, specialmente se, come nel caso dell'immagine a lato, sono portate avanti da gente che, specialmente all'estero ed in virtù delle eredità storiche che rivendica, è decisamente malvista.

E questo vale anche per la solita stanca triade di Feltri, Belpietro e Sallusti, che per fortuna non sono strettamente ascrivibili alla genìa di cui sopra, ma che comunque non solo mettono in piedi campagne stampa improntate a tale indirizzo, ma avrebbero anche la pretesa di imporle a rappresentanti istituzionali (come il sindaco di Milano Pisapia), mettendoli alla gogna se vi si sotttraggono, preferendo adire vie di pressione più trasparenti e sicuramente più efficaci come attivare i canali diplomatici.

Ciao

Paolo

Nessun commento: