Articoli e sentenze

Buongiorno,

secondo post di oggi grazie a Tommaso, sempre con ulteriori riflessioni collegate alla sentenza sulla Commissione Grandi Rischi ed alle informazioni propalate in materia.

torno sulla sentenza sulla Commissione Grandi Rischi per prendermela ancora una volta con la mia categoria preferita. 

Pare che la condanna riguardi la comunicazione dei risultati della riunione tenutasi il 31 marzo del 2009. Pare che si siano usati toni troppo tranquillizzanti che avrebbero spinto alcune persone a rinunciare a prendere delle precauzioni. Queste persone sono poi morte sotto le macerie pochi giorni dopo. 

Ho letto diverse opinioni su questa sentenza e non mi dilungo, qui c'è abbastanza materiale.

Ciò che vorrei sottolineare è una volta di più la responsabilità del sistema dell'informazione con la sua brama di psicosi, la sua approssimazione e la sua incapacità di esprimere concetti complessi. 

E con la sua abitudine a preferire la semplicità alla verità.

Troppo spesso il senso di un'intervista è spingere l'intervistato a dire qualcosa che conforti la tesi dell'intervistatore. Se questo può talvolta avere senso per smascherare le ipocrisie di un navigato politico, la cosa non deve accadere se si sta parlando con uno scienziato che non ha interessi da difendere.
Invece dobbiamo assistere alle solite scene in cui si cerca in tutti i modi di far dire al meteorologo di turno che nel weekend ci sarà un uragano di proporzioni rigorosamente mai viste, o viceversa che possiamo partire tranquilli per Sharm. Il tutto a seconda dell'occasione e indipendentemente da quanto si affanna a dire lo scienziato di turno. 

Per cui se all'Aquila la gente si agita, cerchiamo di tranquillizzarli insistendo con il sismologo finché non dice di bersi un bicchiere di vino (è solo un esempio). Si fa passare l'esito della riunione in questione come tranquillizzante quando la parola giusta è magari inconcludente. 

Oppure se la gente è tranquilla, si fa quello che piace di più, si compiono le azioni che possono portare al titolo che provoca orgasmo istantaneo nel giornalista medio: "Ed è psicosi!".
Per cui si danno i nomi alle perturbazioni, si generano allarmi per un temporale, si grida: "Al lupo! Al Lupo!" con le conseguenze che si possono immaginare.

Ciò che non si fa mai è approfondire, informare sul serio, perfino educare le persone a ragionare un po'. 

Quello è troppa fatica per una categoria composta da legioni di ignoranti e di pigri e da minoranze in malafede.

Saluti

Nessun commento: