Buongiorno,
l'acquisizione del controllo su Telecom da parte degli spagnoli di Telefonica, cui seguirà probabilmente a breve quella di Alitalia da parte di KLM Air France, mi pare sia il proseguimento della striscia di insuccessi che hanno costellato in Italia le privatizzazioni di grandi aziende pubbliche.
Aziende che, da Alfa Romeo a Ansaldo, da SME a Finmeccanica, dalle autostrade all'acciaio hanno frequentemente condiviso un percorso che le ha viste cessare i finanziamenti ufficiali e la colonizzazione clientelare da parte dello Stato, per passare, spesso attraverso svendite benevolmente "amicali", a padroni privati che hanno continuato a spolparle garantendosi comunque cospicue rendite da parte dello Stato.
I risultati delle privatizzazioni non sono però stati quasi mai quelli promessi, anzi: il passaggio al settore privato avrebbe dovuto, nelle dichiarazioni di chi premeva in questa direzione, garantire capitali, sviluppo, innovazione, e crescita economica.
Con poche eccezioni avvenne invece il contrario: gran parte delle acquisizioni avvennero a titolo simbolico o a debito da parte di proprietà che, per usare un eufemismo, limitarono al minimo gli investimenti e, invece, monetizzarono per proprio immediato tornaconto personale il più possibile le aziende stesse, spesso frammentando grossi gruppi per venderli ricavando margini più elevati ed altrettanto spesso pascendosi del denaro pubblico quanto e più di prima.
A fronte di questa situazione sento accampare per l'ennesima volta l'alibi del capitalismo italiano cui le ali sono tarpate dalla mancanza di capitali. Sono palle. Il capitalismo italiano è semplicemente abituato a vivere prediligendo rendite e spoliazioni di aziende piuttosto che a confrontarsi con mercato, investimenti ed innovazione. Preferisce investire nella banca che eroga mutui prima casa, piuttosto che nell'industria o nella start up. Preferisce investire in immobili e spendere in generi di lusso piuttosto che reinvestire in azienda. E quindi ottiene dallo Stato una tassazione sulle rendite finanziarie estremamente conveniente rispetto a quella vergognosa ma ampiamente evasa sui profitti d'impresa.
Lo Stato ha troppo spesso abusato affondando le sue aziende e trasformandole in un parcheggio per incompetenti, raccomandati, figli, amanti, amici e prominenti, ma era riuscito a far sì che, almeno sul fronte della tecnologia, alcune di queste aziende raggiungessero livelli di eccellenza. Livelli di cui rimangono tracce sempre più rare ed esili, perchè normalmente i privati che le acquisivano non hanno dimostrato nè la capacità o l'intenzione di interrompere il malaffare nè la capacità o l'interesse di gestirle adeguatamente. Tanto il conto lo avrebbe comunque pagato il contribuente italiano.
Purtroppo il fatto che ormai di industria in Italia non ve ne sia quasi più, e che quindi di situazioni simili ne vedremo ancora poche, non è un motivo di sollievo.
Ciao
Paolo
7 commenti:
Buondì,
ciò che avviene è l'ennesima dimostrazione che è la classe dirigente del Paese che è indegna, non solo la classe politica.
Corruzione, assenza di meritocrazia, ignoranza e presunzione sono caratteristiche non esclusive del politico, odiato al di là dei suoi demeriti, ma lo sono anche di molti imprenditori grandi e piccoli, i quali al contrario non sono unanimemente detestati, come spesso meriterebbero.
Finché l'equivoco non sarà chiarito e si continuerà a prendersela solo con una parte, sempre meno influente, non si uscirà da questo vicolo cieco.
Saluti
T.
Quanto che dici nel post è confortato da quanto osservo da 20 anni nel posto dove lavoro. Mai uno scatto di orgoglio, di rinnovamento, di fantasia, di innovazione. Tentare di esplorare nuovi territori*. Si vive alla giornata immersi nel solito grigiore.
Saluti.
*Per chi sa da dove provengo, ecco cosa intendo dire:
1 e 2
@ MR:
e, sapendo da dove vieni e senza ipotizzare nemmeno dei grandi cambi di paradigma per il marchio, mi sono sempre chiesto come mai non abbiate mei provato a cavalcare il boom delle vetturette, che sarebbero molto affini a prodotti che già gestite...
Ciao
Paolo
La crisi del capitalismo italiano coincide con il progressivo mutare dell'ambiente in cui i capitalisti devono sopravvivere: è noto che dagli anni 60-70 in poi le condizioni si sono via via fatte meno favorevoli.
Mi riferisco al progressivo aumentare della quota di PIL che l'economia privata versa allo stato e alla sempre maggiore ingerenza di esso negli affari privati.
Poi è normale che in un mercato unico possa venire qualcuno dall'estero e comprare. È già successo con Infostrada, Vodafone e Wind. Non è che Telecom Italia sia più strategica di queste. E poi anche se lo fosse il fatto che un proprietario si chiami Martinez (nome a caso per fare un esempio) piuttosto che Agnelli agli Italiani non cambia nulla.
@ PMS:
"Mi riferisco al progressivo aumentare della quota di PIL che l'economia privata versa allo stato e alla sempre maggiore ingerenza di esso negli affari privati."
A fronte della composiizione e della consistenza dell'evasione fiscale italiana ed a fronte di intere aziende svendute a privati amici su questo punto avrei moltissimo da ridire.
"È già successo con Infostrada, Vodafone e Wind. Non è che Telecom Italia sia più strategica di queste."
Qui sbagli, perchè Telecom possiede una rete che gli altri non possiedono e cui gli altri si appoggiano. Telecom è molto più strategica delle altre aziende che citi.
Ciao
Paolo
@Paolo
Un tentativo fu fatto nel passato e con un certo riscontro. Da quel che ne so ci furono poi, al tempo dell'ideazione della Smart, dei contatti con la mercedes, ma non se ne fece niente.
Qualcosa sulle vetturette comunque è stato fatto con la Ligier, anche se purtroppo non ha riguardato il nostro stabilimento.
Fu poi anche presentato nel 2010, questo prototipo, ma non conosco lo stato d'arte del progetto.
Saluti.
@PMS
"È già successo con Infostrada, Vodafone e Wind. Non è che Telecom Italia sia più strategica di queste."
In merito ti ha già risposto paolo. Voglio solo aggiungere, senza alcuna offesa, che secondo me vivi sulla luna.
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