Buongiorno,
da quando sono stati resi pubblici i video che mostrano quelle che sembrano essere le vittime di un attaco portato coi gas dalle truppe lealiste contro gli insorti, cresce, specialmente al di fuori da una Italia permanentemente avvitata sulle solite questioni (più personali che interne), il dibattito sull'opportunità di intervenire militarmente in quel contesto.
Personalmente ho in materia molti più dubbi che certezze, e ringrazio il cielo di non dover prendere decisioni importanti in materia.
- non riesco ad avere in simpatia il partito Baath che, da quanto capisco, è (ed era anche in Iraq) quanto di più simile ad una sorta di fascismo arabo sia mai esistito
- non riesco nemmeno ad avere in alcuna simpatia Assad, che non si è fatto scrupolo di usare l'esercito contro il proprio popolo per mantenere il potere, trascinando il Paese in una guerra civile che sembrerebbe aver già portato ad oltre centomila morti ed all'utilizzo di armi di distruzione di massa (che, dopo centomila morti, non è che spostino poi di molto la mia opinione...).
D'altra parte:
- per quanto potesse starmi sulle palle, il partito Baath era il più laico e filooccidententale su quella piazza (e lo era anche in Iraq)
- dopo la pantomima con cui Colin Powell millantò la presenza di mai rinvenute armi di distruzione di massa in Iraq credo sia inevitabile essere molto cauti nell'accettare per buona la notizia dell'uso di gas persino adesso che è in qualche modo "certificata" da ONG al di sopra di ogni sospetto
- l'alternativa ad Assad potrebbe essere persino peggiore di Assad stesso, in quanto tra i ribelli sembrano essere sempre più importanti le componenti integraliste e qaediste (a posteriori non è che la defenestrazione di Mubarack in favore di Morsi in Egitto mi paia una genialata, ma è il rischio che si corre quando si dà il via ad una guerra senza porsi il problema del dopo. E nemmeno nel caso Iraqeno ed in quello libico il "dopo" si sta dimostrando rose e fiori...)
- un intervento limitato, dopo un anno e mezzo di conflitto, centomila morti e l'utilizzo di armi chimiche avrebbe un valore simbolico ma non rappresenterebbe certo una modificia degli equilibri. Tranne nello spiacevole caso che venga interpretato come casus belli da qualche potenziale alleato di Assad
- credo che attualmente siano piuttosto oscure sia la quantità che la qualità delle forze in campo e che, soprattutto, sia poco chiara l'eventuale escalation che potrebbe verificarsi a livello internazionale (cosa farebbero Iran, Russia, Turchia, Israele,Ezbollah... in caso di conflitto aperto?)
Insomma, in sintesi non mi spiacerebe per niente se quel figlio di buona donna di Assad venisse preso a calci nel sedere deposto, ma ho l'impressione che, malgrado sia passato un bel po' di tempo dall'inizio degli scontri (o forse anche a causa del troppo tempo trascorso), questo possa far degenerare ulteriormente la situazione e portare a scenari peggiori di quelli attuali.
E non è mai opportuno andare in guerra senza aver ben chiaro quali siano gli amici e quali i nemici, quanto siano grosse le clave che tutti intendono usare e cosa fare il giorno dopo la conclusione.
E non è mai opportuno andare in guerra senza aver ben chiaro quali siano gli amici e quali i nemici, quanto siano grosse le clave che tutti intendono usare e cosa fare il giorno dopo la conclusione.
E mi pare che su questi punti di chiarezza ce ne sia pochetta.
Ciao
Paolo
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