Revisionismi: il caso di Malga Bala (molto secondo me)

Buongiorno,

già in alcuni precedenti post avevo affrontato l'argomento del revisionismo, oggi ci torno su perchè durante le ferie ho approfittato del tempo libero per documentarmi un po' su quanto avvenuto in uno dei casi in cui la storiografia (e la politica) recente sta dando il peggio di sè: l'eccidio di Malga Bala, per il quale nutrivo un certo interesse data la contiguità del luogo con quelli che frequento in vacanza.

Per fare questo mi sono letto "Planina Bala" il libro scritto da Antonio Russo, il giornalista che più direttamente e più di tutti si è interessato alla vicenda, intervistando i testimoni superstiti di ambo le parti, consultando gli atti e le testimonianze e recandosi nei luoghi dei fatti con un lavoro sistematico che da nessun'altra parte ho ritrovato.

Antonio Russo è il giornalista che ha "creato il caso", riuscendo a far ottenere alle vittime dell'eccidio, avvenuto a fine marzo del '44, una medaglia al valore, dalla cui ricostruzione dei fatti hanno attinto più o meno tutti (almeno quelli che hanno voluto fare riferimento ai fatti -può apparire ridicolo, ma è una precisazione necessaria-) e di cui, anche per motivi personali (1), non ho particolare motivo di dubitare, perlomeno nella ricostruzione degli eventi (2).

Il caso, secondo alcuni, chiamiamoli i revisionisti, sarebbe riassumibile molto stringatamente così: i partigiani comunisti slavi, per feroce ed ingiustificato odio anti italiano, massacrarono in maniera peggio che bestiale dodici Carabinieri, probabilmente per sabotare i festeggiamenti dell'anniversario della fondazione dei fasci da combattimento.

L'altra parte, diciamo quella dei Komunisti, invece altrettanto stringatamente sostiene che:  i dodici Carabinieri erano sostanzialmente dei collaborazionisti dei nazisti e sono rimasti vittime in scontro a fuoco tra partigiani e nazisti dopo essere stati presi prigionieri in una operazione partigiana volta a paralizzare l'estrazione di minerale dalla miniera di Cave del Predil: niente odio, solo i tragici esiti di una legittima operazione bellica.


Russo, pur restando più vicino alla prima delle due versioni, nel definire il contesto in cui la strage ebbe luogo cita in Planina Bala (ed aggiungerei in un altro suo libro che ho letto precedentemente e cioè "Come foglie al Vento") una serie di elementi che a mio avviso permettono di dare una ricostruzione un po' meno campata in aria ed un po' più organica delle due che ho citato sopra (per completezza devo dire che buona parte di questi fatti di questo primo elenco sono citati anche dalla stessa Cernigoi ed anzi sono utilizzati come l'unico set di dati su cui basa la propria disamina):
  • la zona in cui avvenne la strage di fatto non era più Italia ma, dal punto amministrativo e militare, Germania a tutti gli effetti essendo parte dell'Adriatisches Küstenland (e pertanto i Carabinieri potevano essere visti come rappresentanti militare dell'Asse, prima ancora che come Italiani, dato che presidiavano un sito di interesse militare e rispondevano al comando germanico) 
  • alcune delle vessazioni cui gli slavi furono sottoposti dalla dominazione italiana (chiusura scuole, divieto dell'utilizzo della lingua, italianizzazione dei nomi e dei toponimi, militarizzazione/carcerazione degli operai destinati ad attività strategiche come quelle ruotanti attorno alla miniera di Cave del Predil...)
  • la strage di Golobar (Kal-Koritnica: una quarantina di partigiani slavi ammazzati nell'aprile '43 dagli Alpini del Battaglione Vicenza, con i cadaveri legati col fil di ferro trascinati in paese a dimostrazione di cosa sarebbe successo a chi si fosse opposto alla pax italiana) avvenuta pochi mesi prima a circa cinque kilometri
  • la strage di Bretto di sopra (16 civili ammazzati nell'ottobre '43 chi a fucilate, chi a botte col calcio del fucile, chi arso vivo) compiuta per una rappresaglia nazista per l'uccisione di un ufficiale tedesco in una imboscata, ancor più vicina nel tempo e nello spazio di quella del Golobar. Anche in questo caso si volle dimostrare la determinazione ad essere feroci e, pertanto, si vietò la sepoltura dei cadaveri, che rimasero esposti per mesi a monito per la popolazione
  • l'utilizzo da parte degli alleati nell'Asse di strategemmi poco ortodossi e molto odiosi quali presentarsi a parlamentare con bandiera bianca ed ammazzare a raffiche di mitra chi si presentasse o supportare e finanziare quelle che spesso erano squadracce di novagardisti, belagardisti, ustascia, domobranci,...
  • numerose azioni partigiane di sabotaggio alle attività della miniera di Cave del Predil, alle infrastrutture di comunicazione, nonchè imboscate ed attacchi a caserme, polveriere e mezzi in transito che molto difficilmente sarebbero stati possibili in quelle dimensioni senza vasti appoggi da parte della popolazione locale e senza una buona dose di coraggio.
Ma Russo non si limita a questo, e cita anche elementi che indicano abbastanza chiaramente modalità e responsabilità dei fatti:
  • testimonianze (spesso acquisite direttamente in interviste registrate), documentazione e foto che testimoniano come i Carabinieri siano stati effettivamente avvelenati, ammazzati a picconate o peggio
  • testimonianze ed ammissioni che individuano buona parte dei responsabili dell'azione, alcuni dei quali parenti o amici di vittime delle stragi sopra citate o di persone brutalmente pestate quando non spedite in carcere o lager a causa della loro etnìa
  • indicazioni che i feroci eccessi compiuti a Malga Bala erano noti ai comandi della Resistenza slava e che furono da questa condannati
In sintesi, se da un lato per me diventano ridicole le ricostruzioni di chi, magari senza voler metter mano a quanto "rilevato sul campo" da Russo, preferirebbe descrivere i Carabinieri come morti accidentalmente per proiettili vaganti in un conflitto a fuoco, diventa altrettanto se non più tragicamente ridicola e mistificatoria la versione che, omettendo un contesto di violenze incrociate feroci, vede i dodici Carabinieri come vittime di un ingiustificato odio anti italiano da parte dei  partigiani comunisti slavi. Tutto mi fa pensare che quell'odio purtroppo ci fosse, fosse tutt'altro che immotivato e fosse molto copiosamente alimentato e indirizzato verso i rappresentanti/simboli più visibili ed esposti di una oppressione violente e feroce (3).

La triste opinione che ho riportato dalla lettura del libro è che prima ancora che una medaglia lo Stato italiano avrebbe dovuto a quei Carabinieri delle scuse per averli infilati nel macello di cui sono stati vittime.

Parlando di revisionismo, il punto sta qui: entrambe le ricostruzioni di parte che cito, scientemente, grazie ad omissioni che ritengo deliberate per la loro enormità e originate da motivazioni politiche poco nobili, distorcono i fatti fino a trasformarli in vulgate di comodo tra loro inconciliabili e che rendono impossibile alcun tentativo di "pacificazione" (per usare un brutto termine adesso di moda: io mi accontenterei di una miglior comprensione di quanto avvenne).

Purtroppo mi pare che questo sia lo stesso meccanismo cui è ricorso e ricorre Pansa nella sua personale riscrittura della storia della guerra partigiana e che, complici anche determinate iniziative pseudoculturali (ricordate "Il cuore nel pozzo"? la fiction che opponeva miti italiani a feroci soldati slavi con i primi che finivano infoibati?), sta portando avanti ulteriormente lo sciocco mito del buon soldato italiano ed il ridimensionamento delle responsabilità che il Fascismo ebbe nelle vicende italiane del ventennio e della seconda guerra mondiale.

Ciao

Paolo

UPDATE (31/12/2016): a distanza di anni dalla sua pubblicazione questo post è divenuto penso il più letto del mio blog, con ripetuti periodici picchi di letture. Ho scoperto questo interessante ed ampio post che tratta in maniera estesa ed analitica l'argomento non solo dal punto di vista storico. Lo condivido quasi in toto, anche se, a mio avviso, ha un limite nel voler utilizzare incoerenze a mio avviso minori per confutare una ricostruzione sicuramente di parte a distanza di così tanto tempo ed in un frangente così drammatico e confuso, circostanze che di certo non aiutano i testimoni ad essere precisi e circostanziati.


(1) per ricostruire la resistenza del XVII Guardia alla Frontiera di Tarvisio davanti alle truppe tedesche l'8 settembre intervistò tante persone che ne furono parte, e, tra i tanti, anche mia nonna. La ricostruzione dei fatti che ne ha dato in "Come foglie al vento" non è mai stata contestata da alcuno. Non ho motivo di ritenere che abbia utilizzato un metodo diverso nè minore serietà.

(2) resto invece quanto meno perplesso ed incredulo davanti alle interpretazioni ed ai pareri che spesso Russo esprime, volti a presentare comunque gli italiani come benvoluti presso gli slavi, malgrado le tante vessazioni e atrocità loro inflitte (che peraltro cita) e a rappresentare i partigiani slavi (e spesso non solo slavi) come isolati, temuti e vili, quando il numero e la portata delle loro azioni nella zona sembrerebbero testimoniare l'esatto contrario.

(3) immaginate per assurdo che domani la Merkel porti la Germania ad invadere l'Italia. Vi costringono a parlare in tedesco, vi costringono a cambiare nome, chiudono le scuole dove vanno i vostri figli, vi vietano di parlare in italiano (se lo fate venite pestati), i vostri amici e parenti vengono picchiati, massacrati e deportati, poichè il vostro lavoro è considerato importante per gli invasori venite militarizzati e, sostanzialmente, imprigionati senza preavviso e senza che della vostra sorte sia informata la vostra famiglia. Pensate di poter provare gratitudine per i tedeschi che vi danno lavoro o che aiutereste in qualche modo chi combatte gli invasori? E, in quel contesto, se la sera vedeste un militare tedesco o un suo fedele alleato da solo al buio, cosa sareste tentati di fare? E cosa vi spingebbe, se non l'odio? E davvero lo definireste ingiustificato? Davvero non sarebbe ampiamente alimentato? Ecco, io la vedo così...

6 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

molto interessante, non appena ho tempo leggerò anche i link.

Purtroppo è stata diffuso con grande successo il mito degli italiani brava gente e della sostanziale mitezza del regime fascista. Per questo il contesto di violenza e di odio, comprensibile se non giustificato, che sta intorno a numerosi episodi degli anni della fine della guerra e del dopoguerra viene messo in secondo piano.

Questo permette di descrivere le atrocità commesse dai Komunisti di turno, slavi o meno, come se fossero dimostrazioni esclusivamente di sadismo e bestialità, suggerendo l'idea che sia l'ideologia più che la guerra che li ha spinti.

Il tutto trova terreno fertile in una popolazione che è felice di vedere in TV i nazisti esoterici e l'ultimo inedito della vita privata di Mussolini (buon uomo, mal consigliato), ma che della storia del proprio Paese ha un'idea vaga e approssimativa.

Ho letto alcune cose sul tema del revisionismo e il peso dei giornalisti che si autodefiniscono "storici" nel modificare la memoria collettiva è sempre ritenuto determinante.

Saluti

Tommaso

Rodolfo ha detto...

I crimini sono sempre crimini, quale sia il loro colore. Giustificarli dicendo che in fondo gli "altri" avevano fatto di peggio è sbagliatissimo, altrimenti giochiamo a chi ce l'ha più lungo.

PaoloVE ha detto...

@ Rodolfo:

hai perfettamente ragione: spero che dalla lettura del post non si porti a casa l'idea che questa sia la mia posizione, perchè non avevo e non ho intenzione di giustificare alcunchè ed avrei mancato completamente lo scopo del mio tentativo di riflessione.

Personalmente non giustifico nè gli uni nè gli altri, anzi, ma sono convinto che resterà impossibile capire cosa sia successo in quel periodo ed in quel contesto se si guarda un solo lato della medaglia e magari con scopi tendenziosi.

Spero di poterti sfruttare per una mia curiosità: con mia grande sorpresa questo post è diventato uno dei più letti del blog, con insolite punte di letture verificatesi a distanza di molti mesi dalla sua pubblicazione. Mi piacerebbe capire come mai e forse potresti aiutarmi dicendomi come sei arrivato qui. Nel caso ti ringrazio anticipatamente.

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

Solo nell'ultima settimana questo post ha totalizzato oltre 160 letture, molte delle quali secondo le statistiche di blogger giungono attraverso motori di ricerca con le più disparate chiavi che variano attorno a "malga bala".

Qualcuno dei visitatori potrebbe spiegarmi (anche privatamente se non volete comparire) il motivo di questo interesse? Gliene sarei grato, magari mi sto perdendo qualcosa...

Ciao

Paolo, il curioso

Anonimo ha detto...

Ciao,
probabilmente quanto dici è dovuto al fatto che in questi giorni (evidentemente in occasione del 25 aprile) sta circolando su facebook un post che parla dell'eccidio di Malga Bala. Il post in questione sembra riprendere l'articolo presente sul sito dei Carabinieri, ma con un intento decisamente "revisionista" dato che non viene riportata la parte introduttiva dove viene contestualizzato un minimo l'episodio nel tempo e nello spazio... Dalla lettura del post alla ricerca su google il passo è breve, e l'articolo del tuo blog è (fortunatamente) tra i primi risultati del motore di ricerca.

Giacomo

PaoloVE ha detto...

@ Giacomo:

grazie della cortesia e dell'informazione.

Purtroppo, le questioni relative al confine orientale rimangono terra di scontro tra ideologie opposte piuttosto che di confronto storico.

Prova ne sia quanto scrivevo più recentemente nel post http://acutocomeunapalla.blogspot.it/2016/03/revisionismo-lo-spero-proprio.html che affronta un caso fortunatamente molto diverso (al punto di essere molto probabilmente inesistenete), ma contrassegnato dalla stessa volontà di "piegare" i fatti in modo ideologico.

Ciao

Paolo