Il suicidio degli ordini professionali

Buongiorno,

Mancano gli ingegneri
come sapete ho spesso espresso la mia perplessità rispetto all'ipotesi (che attualmente sembra concretizzarsi) di liberalizzazione "a prescindere" delle libere professioni.

Ritengo che, in linea teorica, un ordine professionale possa garantire "a priori" una adeguata qualità minima del professionista e del suo operato (la garanzia "a posteriori" non esiste: significa aver tolto dal mercato chi ha fatto troppi errori, ma nessuno di noi accetta di buon grado di essere vittima di uno di questi, vero?), a fronte di una tutela generalizzata della categoria (soprattutto attraverso contingentamenti e adozione di tariffe minime).

Nella realtà italiana (non saprei dirvi come sia altrove) troppo spesso gli ordini hanno privilegiato troppo la tutela categoriale, spesso trascurando la garanzia di un livello qualitativo degli standard minimi offerti dagli iscritti che doveva andare di pari passo, ragion per cui attualmente la gente vede molto bene i costi di questo sistema (numeri chiusi, tariffe minime,...) ma non ne vede i benefici, quand'anche questi ci siano (e non è sempre scontato).

L'ago della bilancia è andato praticamente tutto da una parte e chi poteva autoregolarsi non ha ritenuto di riformare il sistema dall'interno per renderlo meno gravoso e più equo.

Per fare un esempio l'ordine professionale cui appartengo, quello degli ingegneri, essendo composto prevalentemente da professionisti che operano nel settore edile ed impiantistico, sta continuando a combattere una battaglia anacronistica per impedire a geometri e periti si svolgere alcune attività che, con gli strumenti informatici attualmente a loro disposizione, entro certi limiti sono tranquillamente alla loro portata. 

Per converso lo stesso ordine, ormai incancrenito nella difesa di rendite, non si è reso conto delle opportunità professionali che l'evoluzione normativa apriva nel campo della sicurezza, e non si è minimamente battuto per ottenere una (secondo me molto più ragionevole) esclusiva nel campo della valutazione dei rischi, valutazione che adesso può essere effettuata sostanzialmente da chiunque frequenti un corso di alcune decine di ore (se non ricordo male con duecento ore di corso si diventa onniscienti in materia, dal laboratorio batteriologico alla centrale nucleare).

Il risultato è, nell'immediato, di aver cristallizzato la professione in aspetti sempre meno utili alla società, mentre, in prospettiva, sarà ovviamente che gli ordini professionali (almeno quelli che non sono in grado di paralizzare il Paese con una azione di forza) verrano sostanzialmente spazzati via, tra l'assenso popolare e persino con il favore di chi, come me, sarebbe favorevole al sistema degli ordini professionali, ma non a queste condizioni. Il tutto forse già nell'arco del mandato di questo governo.

Tutto questo pippone nasce dal fatto che ieri sono andato in farmacia e mi sono imbattuto in uno di quei professionisti che non si meriterebbero la "riforma" in arrivo (nè, tanto meno, l'ordine che si ritrovano): mentre attendevo la sentivo chiedere alla cliente davanti a me se aveva problematiche particolari perchè normalmente, rispetto al farmaco che stava chiedendo, adesso si preferisce un'altra molecola, avente meno effetti collaterali e disponibile anche come generico di buona qualità.

A fianco del bancone è ricavata con pareti a vetro una stanzetta per la preparazione di prodotti galenici con banconi, lavelli, impastatrice, bliancia di precisione ed altre apparecchiature per la lavorazione dei prodotti.

Un po' diversa dai "banconieri" di cui l'ordine difende le licenze (più che la professionalità), vero? Ecco, per dei professionisti simili, che per la società sono effettivamente una risorsa, sarebbe più facile avere un occhio di riguardo. Ed è per questo che considero la riforma che sta venendo avanti il (giusto e amaro) coronamento di una occasione mancata.

Ciao

Paolo

6 commenti:

Clem ha detto...

Per la centrale nucleare c'è un albo apposta di Esperti Qualificati, con 3 esami per 3 corrispondenti livelli. Le centrali nucleari richiedono un livello 3. Si richiede un certo numero di ore di pratica e tirocinio + i 3 esami. Lo so perché da fisico mi ero informato ma è molto difficile fare la pratica mentre si lavora già altrove.
Trovo bellissimo il post, e anche la scelta della parola "suicidio". Non è chiaro come la regolamentazione della distanza minima tra farmacie possa ultimamente risultare in un miglioramento della qualità del servizio.

PaoloVE ha detto...

@ clem:

dal mio punto di vista la distanza minima può anche essere vista come la contropartita per garantire una elevata qualità di servizio. Che però decade se ai tuoi aderenti chiedi di essere dei meri banconieri...

Ciao

Paolo

Pale ha detto...

Io sono a favore dell'abolizione degli ordini professionali. Si possono pero' avere delle associazioni di eccellenza che "garantiscono" la qualita', la quale comunque dovrebbe gia' essere dimostrata con la laurea o la specializzazione.
Per quanto riguarda la morale, beh, non credo che gli ordini di adesso abbiamo mai messo questo importante aspetto come stella polare. Ovviamente vi sono eccezioni, ma in generale e' vero.

Per quanto riguarda la brava farmacista, non credo che le liberalizzazioni o l'abolizione degli ordini le fara' guadagnare meno o lavorare peggio.

PaoloVE ha detto...

@ Pale:

"non credo che le liberalizzazioni o l'abolizione degli ordini le fara' guadagnare meno o lavorare peggio"

Io credo invece di si. Avere un bacino di utenza medio inferiore le renderà difficile ottenere i finanziamenti per aprire un laboratorio galenico, perchè l'investimento diventerà più rischioso, per esempio.

Non mi pare che le liberalizzazioni valorizzino le eccellenze, ma piuttosto che, nella maggioranza dei casi, puntino sul rendere il più economico possibile il livello minimo accettabile del servizio. Magari spostando anche l'assicella un po' verso il basso...

Ciao

Paolo

Pale ha detto...

@ Paolo

Questioni di punti di vista. Se l'asticella si muove verso il basso, allora significa che non c'e' bisogno che sia cosi' in alto (e che il costo di conseguenza non la domanda).

La farmacista potra' ampliare il suo business ad alta qualita' se ve n'e' il bisogno e la domanda. Altrimenti niente.

Non prendiamoci in giro. Fra tutti i farmacisti in Italia ci sara' il 10% che lo fa per spirito di servizio e non di business. Eppure fare il farmacista non dovrebbe essere equivalente ad aprire un negozio! Queste cose mi mandano ai matti!

PaoloVE ha detto...

@ Pale:

"Se l'asticella si muove verso il basso, allora significa che non c'e' bisogno che sia cosi' in alto (e che il costo di conseguenza non la domanda)"

Come dire che le industrie farmaceutiche non producono i farmaci contro le malatte rare perchè per questi il bisogno è basso? :-)

mi dispiace, il tuo ragionamento molto liberista non funziona :-)
Ci sono casi in cui soddisfare il bisogno non è redditizio nemmeno se l'elasticità della domanda è minima...

"Fra tutti i farmacisti in Italia ci sara' il 10% che lo fa per spirito di servizio e non di business"

Secondo me ti sbagli: io ne vedo molti meno... :-(

Ciao

Paolo