Martone e gli sfigati

Buongiorno,

oggi mi dichiaro sconfitto. Per fortuna c'è Tommaso (grazie)

Quanto detto dal vituperato Martone, pur in modo un po' arrogante e da un pulpito non immacolato, è sacrosanta verità

Ascoltando il discorso per intero è evidente che ciò che si intendeva, e con cui concordo, è che chi si trova a 28 anni ancora senza una laurea, dovrebbe farsi un esame di coscienza, sentirsi lui per primo "sfigato" e magari riflettere se la scelta dell'università sia stata così giusta. 

Non è obbligatorio laurearsi e se ci metti il doppio del tempo un motivo ci sarà: scarso interesse, altre priorità, o semplicemente incapacità.

Yawn! oggi non studio!
È lapalissiano che vanno esclusi dal discorso coloro che hanno dei motivi validi per laurearsi in ritardo: si tratta solo di sensibilizzare coloro, e ce ne sono sin troppi a leggere le statistiche, che si parcheggiano all'università con i soldi di papà e non si sentono in difetto a presentarsi a 31 anni come "Gran Visir della Goliardia dei miei totani vorticosi".

Questi sono degli sfigati. Il problema è appunto la mentalità per cui l'ignoranza è quasi un merito, in televisione non si fa altro che far passare questo messaggio. 

E va anche detto che tra i giornalisti gli "sfigati" laureati in "Scienza dei Fantaciuffoli" abbondano.

Saluti 

Tommaso ingegnere reazionario 

PS: 28 anni sono il doppio di quanto ci si deve mettere a laurearsi: se ci metto dieci anni a uscire dalle Superiori, sono altrettanto cool? Ehy! in quel caso sono quei micragnosi professori che non capiscono il genio che c'è in te!

PS2: Sfigato: sfortunato, nel senso di colui cui è capitata una sfortuna, o sfiga Sfigato: persona disadattata, diversa dai "normali", priva di attrattive. Appunto.

Condivido ampiamente. Per capirci, anche se sembra non interessare a nessuno Martone sta dicendo che ogni scelta formativa scelta con coscienza e perseguita con determinazione è valida (ovvove ovvove! mio figlio all'ITIS! giammai!, piuttosto la movte! pvima il Liceo -classico, cevto, ce n'è fovse un altvo?- poi letteve modevne!). E non mi pare che in linea generale impiegarci il 50% del tempo più della media degli studenti sia un buon indizio in tal senso. 

Nel discorso il problema mi pare sia nel pulpito da cui viene la predica (qualche ampio sospetto che Martone abbia avuto la strada un po' più facile degli altri ce l'ho: insomma ci sono cronometristi più attendibili) e nel tono (d'altra parte ha collaborato a lungo con gente coma Brunetta e Sacconi, son cose che segnano, che ci volete fare).

E forse il problema è anche che tra i tanti che tromboneggiano in molti si sono persi che i nuovi ordinamenti hanno sensibilmente accorciato i tempi per la laurea rispetto a vent'anni fa, quando comunque 28 anni erano lo stesso troppi.

Ma forse varrebbe la pena chiedersi come mai l'età media dei laureati italiani resti ben superiore a quella dei corrispondenti europei:inadeguatezza degli studenti, dei docenti, della struttura dei corsi, un po' di tutte queste cose?

13 commenti:

Vitellozzo Silverdeschi Vantelli della Calastorta ha detto...

Venite a votare al sondaggio sulla sfiga e la laurea!

Il 37enne viceministro Martone dice: "Laurea dopo i 28 anni? Da sfigati". Sei d'accordo?

http://dibattitomorsanese.blogspot.com/

PaoloVE ha detto...

Stamattina mi faceva sorridere il fatto che sino a poco fa affermazioni simili o altrettanto tranchant e meno fondate erano il nostro sgradevole e mai smentito nè ridimensionato pane quotidiano:

SB esternava nei giorni pari, l'allegro manipolo dei Brunetta, Sgarbi, Sacconi, Bossi, La Russa, Giovanardi, Santanchè, ... si alternava nei giorni dispari.

Magari ai giornali ed ai blog mancheranno i contatti portati dalla polemica, ma mi pare vada mooolto meglio così...

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

Posto per un amico incapace persino di postare un commento senza far incazzare blogspot (d'altra parte ognuno ha gli amici che si merita):-)

Ciao Paolo,

Ho scritto un commento poco fa e quando ho provato a postarlo il sito si e` rovinosamente incartato... :-(

Prima di tutto, sono d'accordo con Tommaso e quindi Martone, anche se poteva sforzarsi di esprimere il concetto in modo che si prestasse meno ad essere forzatamente frainteso dalla nostra professionalissima stampa.

Quello che dicevo, in sostanza, e` che se in Italia c'e` gente che si parcheggia per 10 - 12 anni all'universita` e` perche` l'universita` li lascia fare: non c'e` selezione.

In alcune università svizzere se uno canna due volte gli esami del primo anno deve cambiare facolta` (qui, in fondo alla pagina: http://www.rektorat.ethz.ch/students/exams/bsc_msc/results/index_EN) e anche in anni successivi ci sono meccanismi del genere. In piu` non ci sono N (con N intero preso grande a piacere) sessioni. Tutti gli esami (5 o 6) si fanno in due giorni e se non si passa sono cazzi, non succede che si fanno spallucce, si va giu`, ci si iscrive alla prossima sessione e poi si va a farsi una birra cogli amici.

Negli USA ci sono meccanismi simili: o vai avanti o te ne vai. In piu` la retta delle universita`, anche quelle statali, non e` proprio del tutto banale.

A QQQ ero in appartamento con XXX (te lo ricordi?)-Si, me lo ricordo, certo-. Uno che faceva, se andava bene, un esame l'anno e ne provava altri dieci, giusto per fare.

Alla fine ho sentito che si e` laureato a YYY a 40 anni. Un caso estremo, per carita`, ma di simili ce n'erano tanti altri. D'altra parte le tasse universitarie erano (sono?) molto basse a confronto degli altri paesi e se il papa` paga i consti e ti lasciano stare li`, la vita dello studente e` divertente.

Anche ZZZ non e` che sia un esempio di razionalita`: nonostante le mancasse la voglia e l'attitudine a studiare ingegneria, ha sempre insistito. Ora e` sposata con due figli, abita vicino a YYY e... indovina... si`, e` ancora iscritta all'universita` contro ogni razionalita` e buon senso.

Insomma, se la gente si parcheggia all'universita` e` perche` non c'e` un divieto di parcheggio.

Ciao

Roberto

Pale ha detto...

Che bello leggere che non sono l'unico snob in questo mondo!!! O magari non si tratta di snobismo ma doloroso realismo?

Mi spiace ma anche io vorrei selezioni molto piu' forti e quindi studenti motivati, preparati e competitivi.

Poi guardi le statistiche e l'Italia e' fra i gradini piu' bassi nella classifica della percentuale di laureati per abitanti.

Pero' prendere la strada facile (basse barriere all'ingresso e lassismo sugli esami) non e' quella che ci portera' lontano. Io in questo sono molto draconiano e spingerei per un sacco di proposte molto molto impopolari, di quelle che in Italia non passeranno MAI.
Per fare pochi semplici esempi: alzamento delle rette universitarie a livelli molto alti; introduzione di borse di studio a parziale, totale esenzione delle rette universitarie e introduzione di altre che "ti danno soldi per studiare" per gli studenti assolutamente eccellenti; riduzione delle universita' pubbliche; creazione delle universita' di ricerca avanzata e di universita' per l'insegnamento (come i community college americani); eliminare le gabbie salariali dei professori e dei ricercatori e abolire i concorsi pubblici, cosicche' ogni dipartimento e' libero di "comprare" il professore piu' bravo; permettere finanziamento privato degli stipendi delle posizioni se le commissioni etiche di ogni universita' le consente.
Ce ne sono altre, ma mi fermo qui.... magari un giorno scrivero' un post, cosi' possono spararmi addosso piu' facilmente!! ;)

Roberto ha detto...

@Pale, allora gia` che ci siamo, facciamo come in altri paesi: se uno prende un dottorato, tanto per dire, all'ETH di Zurigo dopo non puo` rimanere li` a fare postdoc, diventare professsore associato e alla fine titolare. Deve cambiare aria. Via. Scio`. Vai a farti il culo da un'altra parte, possibilmente lontano, e torna quando sei piu` grande, ammesso che ti vogliamo ancora.

In Italia invece conosco diverse persone che dopo la laurea si sono piazzate in dipartimento e li` sono rimasti. Ora, dopo la trafila standard, sono tutti professori.

Questo non aiuta per nulla a portare gente e idee fresche nelle universita`. Senza considerare il fatto che (stranamente) le famiglie di questi individui sono tutte locali e, di norma, piuttosto benestanti.

Agganci? Ma cosa andiamo a pensare...

Ciao,
Roberto

Pale ha detto...

@ Roberto

Concordo in pieno, ben sapendo che io per primo non 'ho fatto conseguendo lauree e dottorato nelle setess istituzioni. Pero' almeno il postdoc l'ho fatto da un'altra parte!! ;)

Pero' concordo con te, non dovrebbe avvenire!

Vitellozzo Silverdeschi Vantelli della Calastorta ha detto...

Paolo VE, il commento del tuo amico lo possiamo far diventare un post su dibattito morsanese?

PaoloVE ha detto...

@ Vitellozzo:

quale commento?

Boh, per me non ci sono problemi. Chiedi un po' a lui, di chiunque tu stia parlando...

Complimenti per il blog, invece: mi piacciono soprattutto i post con dati e statistiche...

Mandi

Paolo

Vitellozzo Silverdeschi Vantelli della Calastorta ha detto...

Grazie per il complimento. Dicevo il commento di Roberto. PS ma ci siamo mai chiesti se e' proprio cosi' necessario soddisfare le esigenze statistiche dell'OCSE che ci dice che dobbiamo-avere-piu'-laureati-su-popolazione-totale? ...e se ne abbiamo meno ma i diplomati sono felici al lavoro? E se si potessero fare corsi serali magari all'universita' per prendere qualifiche utili al NOSTRO mondo del lavoro (piccole imprese) e non a quello di altri (BIG CORPORATIONS), che male ci sarebbe? Chiedo con umilta'.

Pale ha detto...

@ Vitellozzo

La tua e' una buona domanda e su due piedi non mi viene facile darti una risposta soddisfacente.

In generale il grado di istruzione dovrebbe indicare il il livello di educazione teorica e culturale che un individuo possiede.

Una laurea dovrebbe fornire non solo un bagaglio culturale di alto livello, ma anche gli strumenti per inserirsi "nel mondo del lavoro" in maniera ottimale.

Non e' scritto da nessuna parte che un non laureato sia pegio di un laureato nel lavoro. Non solo. Non e' detto che due laureati nella stessa disciplina abbiano preparazioni identiche.

A mio parere incrementare la percentuale di laureati nella popolazione e' importante in quanto l'Italia non potra' essere un Paese manifatturiero per sempre, ma dovra' sempre di piu' puntare sul valore aggiunto (sia esso design, innovazione tecnologica, posizione strategica per i trasporti, eccetera).

Credo pero' che la priorita' sia rendere piu' competitivi e qualificati i laureati di oggi (e quelli futuri). Insomma, privilegio la qualita' alla quantita'. Almeno finora mi sembra sia sempre stato il contrario (a partire dal '68 con il 18 politico).

PaoloVE ha detto...

@ Vitellozzo:

se tu conoscessi Roberto dubito lo vorresti pubblicare :-)

Comunque credo di poterti autorizzare alla pubblicazione: al limite se la prenderà con me, ma non credo.

per quanto riguarda la tua domanda sull'importanza di avere laureati tromboneggerò domani in materia...

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

C'è un'evidente schizofrenia tra la pretesa di avere più laureati per essere alla pari di altri Paesi e il fatto che poi questi laureati siano pagati poco più di un diplomato.

Si deve ammettere che ci sono troppi laureati per il mercato del lavoro interno.

Ben venga quindi la selezione dura che auspica Pale, ma andrebbe posta una domanda successiva: le scuole fino alle superiori sono selettive?

La risposta è NO. Si può uscire trulli trulli da un liceo senza sapere l'italiano e figuriamoci la matematica.

Il problema è davvero solo l'università?

Saluti, in attesa dei tromboneggiamenti di Paolo.

PaoloVE ha detto...

@ Tommaso:

"Saluti, in attesa dei tromboneggiamenti di Paolo".

Tromboneggiamenti che arriveranno inesorabili ad ora di pranzo.

Stay Tuned.

Ciao

Paolo