L'anomalia italiana ed il sesso degli angeli

Buongiorno,
Sesso?

in Italia, in mancanza di notizie degne di attenzione, si trova sempre qualcuno che parli di argomenti di elevato spessore e scarsissimo interesse pratico. Cose tipo il sesso degli angeli. 

Infatti, tra le notizie di ieri, c'è l'ennesimo attacco al tanto famigerato quanto inutile art. 18.


Giusto per chiarire quanto la questione sia uno sterile cavillare, vi ricordo che tale articolo si applica unicamente agli ormai pochi dipendenti a tempo indeterminato di quel ristretto gruppo di imprese italiane che eccedono i 15 dipendenti e impone il loro reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa. E, no, non esclude la possibilità di licenziare il dipendente infedele nè di licenziare collettivamente in caso di crisi aziendale, si applica di fatto solo a licenziamenti discriminatori.

A quanti casi si applicherebbe quindi ogni anno questa ormai improbabilissima combinazione di eventi? E' chiaro quanto una sua abolizione rivoluzionerebbe lo scenario del mercato del lavoro italiano, vero? Eppure l'art. 18, che avevo in altra occasione definito un totem malvagio, rimane la muleta contro cui far accanire il poco intelligente toro sindacale in modo da sviare le sue cornate dal corpo del matador.
 
L'anomalia
Però, come al solito, trattandosi di uno scontro ideologico, qualsiasi affermazione in materia trova sostenitori ed oppositori a prescindere, anche se raramente si va a vedere quale sia il loro contenuto. Il che porta a situazioni grottesche come quelle che si sono verificate ieri, quando la presidente di Confindustria ha definito l'art.18 una anomalia italiana, "dimenticando" come le decine di forme contrattuali che regolano il mercato del lavoro italiano siano "la" grande anomalia italiana.

Ed il tutto precipita nel ridicolo quando la Marcegaglia spiega la sua visione dei contorni dell'anomalia italiana: ""Il reintegro esiste formalmente anche altrove in Europa, ma sostanzialmente non viene usato. In alcuni paesi viene utilizzato solo in caso di licenziamento discriminatorio, come, ad esempio, previsto in Francia". In sintesi, la nostra anomalia è estremamente simile alla regolamentazione di molti paesi europei: perchè sarebbe quindi una anomalia?

Eppure nessuno si sogna di far notare l'inconsistenza delle motivazioni: al massimo ci si schiera sulle solite abusate posizioni.

Pessimismo e fastidio.

Ciao

Paolo
l'anomalo bicefalo

3 commenti:

Pale ha detto...

@ Paolo

Quindi per te l'articolo 18 andrebbe abolito, se ho capito bene, vero?

La discussione su quale sia l'anomalia italiana mi affascina pooco. Mi affascinano di piu' i fatti, che sono quelli che hai elencato all'inizio del post.

PaoloVE ha detto...

@ Pale:

in linea di principio sono invece favorevole all'art. 18. Avere un dipendente non può essere un gioco o un capriccio ed è quindi semplicemente abominevole licenziarlo senza una giusta causa.

Su questo si sono innestate talvolta sentenze altrettanto fuori dalla civiltà, per cui in alcuni casi non vengono riconosciute come motivazioni valide per il licenziamento condizioni assolutamente folli.

Ma, ribadisco, è un falso problema.

In un mondo di persone sensate gli imprenditori non avrebbero interesse a chiedere l'abolizione di quell'articolo. E, nel caso lo facessero, un sindacato intelligente proverebbe a barattarlo con l'abolizione della attuale pletora di contratti che garantiscono un precariato ben peggiore.

Ma siamo in presenza di due controparti altrettanto grette ed incapaci.

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

@ Pale:

dimenticavo un altro aspetto dell'anomalia italiana: la ridotta dimensione delle imprese impedisce di fatto una carriera basata su una crescita professionale, permettendo al più una crescita economica legata all'anzianità.

L'azienda quindi non investe in formazione (perchè dovrebbe? i processi sono quasi sempre corti, semplici e ripetitivi), i dipendenti non crescono professionalmente e quando sono licenziati hanno enormi problemi a riciclarsi.

Ciao

Paolo