Buongiorno,
oggi secondo post che condivido ampiamente di Tommaso (grazie) sulla sentenza della consulta avversa ai referendum contro il Porcellum. A vous!
il referendum per l'abrogazione del cosiddetto "Porcellum" è stato respinto dalla Corte Costituzionale.
Da quanto ho capito il motivo è che non è concesso un periodo di tempo in cui non sia in vigore nessuna legge elettorale.
Chi ha proposto il referendum lo ha fatto con due "tentativi": il primo di abrogazione completa della (vergognosa sia chiaro) legge attuale, l'altro per punti.
L'abrogazione per punti presupporrebbe il ripristino di ciò che era stato precedentemente abrogato nella legge elettorale precedente (mi scuso per il linguaggio da analfabeta della giurisprudenza), tuttavia un referendum può solo cancellare parti di legge, per cui a giudizio della Consulta il vuoto normativo si ripresenterebbe.
Sempre da profano, il motivo per cui non si può accettare un periodo di tempo senza legge elettorale è che le elezioni devono essere possibili in qualsiasi momento. Se per assurdo le camere fossero sciolte senza legge elettorale, non si saprebbe come rinnovarle (cosa che forse ad alcuni farebbe anche piacere, ma personalmente mi preoccuperebbe non poco).
Tutto questo per esprimere la mia perplessità su chi ha proposto il referendum in special modo chi adesso ne approfitta per alzare alti lai.
Non era prevedibile questo esito? Specialmente la richiesta di abrogazione tout court non è stata pura demagogia?
Gli strepiti di Di Pietro che attacca ancora una volta il Colle non sono forse strumentali? Ancora una volta si vede quanto l'ex magistrato abbia a cuore le istituzioni, unico baluardo della nostra democrazia.
Il leader IDV ancora una volta usa il solito giochetto: la sparo grossa, prevedibilmente non la spunto, però posso attaccare tutto e tutti riempiendomi la bocca della parola democrazia.
Saluti
Tommaso
1 commento:
Era certo prevedibile (la bocciatura d parte della Consulta) in base a decisioni precedenti della Corte stessa, che aveva già stabilito altre volte che la cancellazione di una legge non può automaticamente far rivivere quella precedente. In questo caso, il vuoto legislativo non sarebbe stato sopportabile, trattandosi delle legge che regola le elezioni: sarebbe stato come bloccare ila possibilità di farle per tutto il tempo richiesto dalla preparazione e approvazione di una nuova legge.
Di Pietro non poteva non saperlo - o almeno non capire la ratio, tutta di diritto, e non politica, che ha portato a questa sentenza.
I suoi insulti al Capo dello Stato, alla Corte e a chi più ne ha più ne metta dimostrano una insofferenza delle regole democratiche e una tendenza populistica ed eversiva che lo accomuna al suo apparentemente odiato Berlusconi. Non a caso il suo giudizio su Corte Costituzionale e Presidente della Repubblica coincide nei termini usati e nella virulenza con quelli tante volte strombazzati dal cavaliere.
L'argomento usato da alcuni che la Corte avrebbe dovuto tenere conto delle aspettative dei milioni che hanno firmato per il referendum è piuttosto pericoloso. Sarebbe come dire che un tribunale dovrebbe farsi influenzare dal numero degli innocentisti o dei colpevolisti che assistono al processo, e non giudicare in base al diritto.
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