M5S: il partito personalistico 2.0

Buongiorno,

nei commenti ai post dei giorni scorsi è emerso il riferimento al M5S come all'ennesimo partito personalistico, riferimento che apre un tema su cui secondo me può essere utile una breve riflessione, perchè utilizzare per il movimento di Beppe Grillo lo stesso metro di valutazione che utilizziamo per il PdL di Silvio Berlusconi o per l'IdV di Antonio Di Pietro è secondo me sbaglato.

Il M5S realizza infatti alcune differenze rispetto agli altri partiti che si stanno dimostrando sostanziali:
  1. il suo leader non si candida e non sembra puntare ad occupare direttamente alcuna carica, ma fornisce in qualche modo l'immagine pubblica del movimento
  2. i suoi politici non hanno esperienze politiche precedenti nè (sempre ai sensi del "non statuto") prospettive di carriera politica
  3. è un partito low cost: non ha sedi, restituisce i rimborsi,... 
Questo segna una netta separazione tra il volto pubblico del M5S che è l'unico personaggio noto del partito e che gestisce la fase della campagna elettorale, ma che non si addentra nell'amministrazione, e gli eletti.

Una separazione che risulta molto molto più più netta di quanto sia avvenuto negli altri partiti personalistici, dove in qualche modo il leader ha trattato con altre figure politiche di non primissimo piano, alimentando la loro sete di carriera per acquisire il sostegno del loro seguito, e intavolando una serie di rapporti reciprocamente compromissori. 

Ed è in virtù di questi rapporti (praticamente inesistenti nel M5S) che gli abusi dei leader degli altri partiti personalistici "sporcano" anche tutti i politici aderenti, e viceversa le genialate dei Fioriti vari sconfessano l'intero partito fino al vertice.

Cosa che nel M5S non succede. Le esternazioni più pesanti ed esecrabili di Grillo non hanno trasformato l'immagine di nessun candidato grillino in quella di un pericoloso estremista, lasciandoli nel loro tranquillo anonimato persino dopo l'elezione, salvo in alcuni casi sporadici in cui la notorietà è arrivata per motivi eccezionali.

Se domani dovesse essere scoperto qualche malfattore tra gli eletti del M5S, questo sarà probabilmente defenestrato tranquillamente dal partito senza alcun indugio nè rimpianto: in fondo i voti li ha presi Grillo per lui quindi la sua fuoriuscita non toglierebbe nulla al movimento, anzi, ne rafforzerebbe l'immagine.

Viceversa, proprio per questo "anonimato" degli eletti e per l'assenza di una struttura ed un patrimonio di partito da amministrare, difficilmente nel M5S potrà crescere un professionista della politica in grado di avere una base elettorale propria da poter utilizzare come moneta di scambio per poter trattare con il leader o con altri partiti da posizioni di forza. E, senza fedeli truppe cammellate al seguito, nessuno ha la possibilità di elevarsi non dico al livello del leader, ma nemmeno due gradini al di sotto.

Insomma, Grillo sembra aver creato un partito in cui è impossibile l'esistenza di un Fini, di un Renzi e persino di un Donadi che possano pensare di fargli le scarpe, ma anche di un Razzi o uno Scilipoti che possano indebolirlo. Viceversa gli eventuali vizi di Grillo non saranno rinfacciati agli eletti: la distanza tra l'uno e gli altri è enorme.

Oltre ad essere più difficilmente attaccabile sul piano politico questo tipo di struttura da al M5S un altro vantaggio potenziale: il fatto di rendere possibile sia una campagna elettorale efficace anche sul piano dell'immagine (condotta dall'accoppiata Grillo Casaleggio) che l'elezione di persone preparate e competenti che abbiano nell'immagine e nel marketing il loro punto debole. E questo paradossalmente potrebbe essere un meccanismo che permette di uscire dall'impasse di un sistema politico in cui da lustri eleggiamo persone magari efficaci nel bucare il video, ma incapaci di amministrare.

Ciao

Paolo

3 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

quanto ottimismo!

Ci penso io:

Questa salvifica separazione tra leader ed eletti consente al tribuno di sparare fesserie sui nasi adunchi di Gad Vermer, sull'uscita dall'Euro e sugli zombie della poltica senza che le persone elette ne siano responsabili.

Ma queste persone approvano le vergognose uscite di Grillo? E non sono forse elette da chi approva le grevi follie del leader?

Su quest'ultimo punto vorrei soffermarmi: vogliamo far finta di credere che Grillo venga votato per le sue proposte positive o ammettiamo che il motivo che spinge la maggioranza dei suoi elettori è il messaggio anti-partitico e la violenza verbale con cui viene espresso?

Quindi l'operazione condotta da Grillo consiste nel perseverare nel solco berlusconiano del disprezzo per i propri elettori, che vengono stuzzicati rimestando nel calderone del peggio.

Questa potrebbe essere una mossa geniale per mandare in Parlamento gente competente, pur avendo un corpo elettorale sensibile solo alle bestialità. Lo scopriremo, come sempre sulla nostra pelle. Non su quella del miliardario genovese.

Saluti

Tommaso

PaoloVE ha detto...

@ Tommaso:

il mio non vuole essere un post ottimista, ma solo segnalare le differenze rispetto ad altri partiti che passano sotto la stessa etichetta.

Concordo nel diffidare di chi viene eletto sull'onda di slogan, specialmente se violenti o vuoti.

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

messaggio criptico per Tommaso:

avevo fatto media: una acca di troppo di qua, una in meno di là... :-)

Probabilmente ho bisogno di rallentare un po'.

Grazie e ciao

Paolo