prendo spunto da questo articolo di Filippo Facci che, alcuni giorni fa è tornato sul vessatissimo argomento di cui nel titolo, ammettendo a ragione la sudditanza della destra rispetto alla sinistra sotto questo profilo, ma, secondo me, sbagliando nell'individuarne le cause.
Per due ordini di motivi.
In primo luogo perchè, contrariamente a quanto sostiene, non è vero che la cultura sui giornali è solo una truffa.
Dovrebbe saperlo bene uno come lui che ha lavorato anche al Giornale, con un giornalista come Mario Cervi, che insieme a Montanelli portò avanti una iniziativa di divulgazione culturale di enorme portata come la Storia d'Italia.
In secondo luogo perchè è vero che la sinistra è spesso più veloce della destra ad etichettare come proprio affiliato questo o quell'esponente dell'intellighenzia, a prescindere dalle sue reali idee politiche (il caso di Borsellino credo sia emblematico: le radici del magistrato erano sicuramente a destra, ma come eroe dell'antimafia è diventato un'icona di sinistra), ma questo fenomeno è assolutamente secondario rispetto alla diversa attenzione alla cultura e, conseguentemente, alla autorevolezza degli intellettuali in qualche modo organici ai due schieramenti.
E anche in questo caso la cronaca di questi giorni fornisce il metro di questo fenomeno: a sinistra ci si interroga tra molte polemiche e perplessità se chiedere la discesa in campo di Roberto Saviano, a destra si discorre, come se fosse una cosa seria, di candidare Gerry Scotti.
Partendo da una proposta avanzata proprio dal quotidiano dove scrive Facci.
Con tutta la stima che potrebbe meritare il presentatore televisivo, la differenza si avverte molto.
Insomma, secondo me è purtroppo vero che, sul piano culturale, esiste più che una egemonia della sinistra, una sudditanza della destra. Sudditanza che la destra costruisce con la ferma determinazione che l'esempio sopra mostra. Anche se avrebbe ottimi intellettuali su cui poter puntare. Ma finchè preferisce un Giuliano Ferrara ad un Giordano Bruno Guerri...
Ciao
Paolo
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